Ulysses
Gubal Seghir, mar Rosso
Siamo nello stretto di Gobal, tra il Sinai e la costa egiziana orientale. Questo mare è tra i più trafficati al mondo, ma i reef rendono pericolosa la navigazione e tra questi Gubal Seghir (o Small Gobal Island), sul cui lato nord giace il relitto dell’Ulysses.
Costruita nei cantieri Andrew Leslie & Co a Newcastle nel 1871, era una nave a propulsione mista vela/motore con lunghezza di 95 metri e 10 metri di larghezza, con stazza di 1.992 tonnellate e motore a vapore da 225 CV costruito dalla Stephenson.
Caratteristiche della nave
Tipo nave: brigantino vela/motore
Nazionalità: Inglese
Cantiere: Andrew Leslie & Co di Newcastle
Data costruzione: 1871
Data affondamento: 16 agosto 1887
Lunghezza: 95 metri
Larghezza: 10 metri
Stazza: 1.992 tonnellate
Propulsione: misto vela vapore
Motore: vapore a due cilindri
Elica: tre pale
L’Ulysses era in navigazione da Londra a Penang, con un carico misto. Il capitano Arthur Bremner, decorato nel 1884 dai Lloyd’s per meriti marittimi, aveva una grande esperienza e molti anni di navigazione alle spalle, ma per la prima volta (ed ultima) entrava nel mar Rosso.
Il 13 agosto 1887 la nave attraversa il canale di Suez. Due giorni dopo, in prossimità dell’isola di Gubal, Bremner si ritira in cabina sottovalutando il rischio della navigazione sotto costa.
Così all’alba del 16 agosto l’Ulysses si incaglia sul reef di Gubal Seghir. Inizialmente le pompe svuotano l’acqua entrata in sentina ed il capitano decide di attendere il passaggio di una nave per richiedere soccorso. L’alba successiva viene avvistato il Kerbela, altra imbarcazione britannica, che porta a Suez la richiesta di assistenza. Il quotidiano Times del 18 Agosto 1887 riporta nella sezione Wrecks and Casualties: “L’agente Lloyd’s comunica che a Suez il Kerbela, piroscafo britannico, riferisce che l'Ulysses, piroscafo britannico, è incagliato a Gubal Island con pochi danni. L’assistenza è stata inviata.”
Il 19 agosto la nave comincia lentamente ad affondare. Il giorno successivo da Suez arrivano due chiatte, accompagnate dalla nave Falcon, per tentare di recuperare il carico: dopo due settimane di tremendo lavoro la maggior parte di esso viene salvato. Nel registro dei Loyd’s la perdita della nave viene giudicata come “errore di valutazione da parte del capitano.
Il relitto
L’immersione non sempre è possibile per le frequenti correnti sul versante nord del reef. La nave è spezzata in due tronconi, con la prua a quattro metri e lo scafo inclinato a babordo a 27 metri di profondità.
Il relitto è molto deteriorato dalle onde e dalle correnti. Si inizia dalla poppa, dove sono visibili il timone e la grossa elica parzialmente sommersa dalla sabbia. Troviamo poi le stive completamente vuote e l’albero adagiato sul fondo perpendicolarmente allo scafo.
A metà nave una apertura ci lascia accedere alla sala macchina ed al motore a vapore. Sul fondale intorno troviamo i resti dello scafo e del carico. La merce trasportata era costituita da materiale elettrico assortito, si possono ancora trovare isolanti in ceramica e cavi. Gruppi di sergenti maggiori (qui particolarmente numerosi) e tanti altri pesci corallini avvolgono la prua della nave che, soprattutto nelle ore del mattino, dona immagini indimenticabili.